lunedì 28 aprile 2014

Ecco che succede quando senti la tua voce registrata.



Mai capitato?

Ascolti per caso la tua voce registrata e ti chiedi: "Sarei io questo?". Quasi da non credere.

È come tornare da un appuntamento galante e ripensare al partner che a un certo punto non la smetteva più di ridere. "Non credevo di risultare così brillante" - rimugini tra te e te. Una volta rincasato, la tragica scoperta: un pezzo di insalata incastonato tra i denti.

Spesso non ci rendiamo conto di come il nostro modo di parlare ci ridimensioni, appanni la nostra immagine, spenga i nostri contenuti.

Può essere che la cosa ti scivoli addosso: allora chiudi questa pagina, il tempo è prezioso.

Può essere che invece - vuoi per esigenze personali, vuoi per esigenze professionali - desideri eseguire un vero e proprio make up alla tua voce; il che non equivale a un cambiamento di facciata ma serve a ridurre le distanze tra chi davvero sei e la persona che sembri quando apri bocca.

La tua voce tocca?

Non si tratta di dover declamare poesie, di calcare palcoscenici, di raccogliere applausi da osannanti platee; può benissimo trattarsi di tenere un discorso, suonare credibile nei confronti di un cliente, far capire chi sei a qualcuno a cui tieni.

La domanda a cui voglio rispondere è: come rendere le tue parole all'altezza di te? Come farle coincidere col mondo che sei, col mondo che hai?

Se sei reduce da un corso di dizione, forse ti sei reso conto che a poco serve sapere che si dica "persuadére" e non "persuàdere", "salùbre" e non "sàlubre". Per parlar bene le regole di pronuncia non bastano. Per far scattare una molla dentro, per spostare chi ti ascolta da A a B, ci vuole molto di più che un accento messo al posto giusto.

Come puoi fare? Questione di musica, musica nelle parole.

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